sabato 27 marzo 2010

Quando cambieRai?




Di recente mi sono convinto che un enorme passo avanti per il nostro paese sarebbe una profonda e radicale riforma del servizio televisivo pubblico. Più di ogni sogno ambientalista, persino più della sconfitta della criminalità organizzata, ripulire la Rai e darle una struttura efficiente scala la classifica dei miei desideri per l’Italia e si va a piazzare al primo posto. Il regno mediatico del signor B. ha peggiorato lo stato di salute della tv pubblica, ma andando indietro con la memoria – anche se sono 16 anni che B. va in onda da mattina a sera – non riesco a ricordare una Rai ruggente.

D’accordo, c’erano i programmi per ragazzi (Pista, Big, Solletico); oggi l’unico a cui affiderei dei bambini è il Fantabosco. C’era “Scommettiamo che…”, sarò stato piccolo e scemo, ma mi prendeva davvero. Oggi il meglio del peggio sono ballerini di ritorno dall’esilio. E mentre scomparivano contenuti che valeva la pena guardare, o che perlomeno non erano agghiaccianti, il livello medio si abbassava. Pian piano, programmi intollerabili hanno riempito gli spazi lasciati vuoti da altri programmi che magari non erano granché, ma migliori di ciò che è venuto dopo. Uno Mattina. Pomeriggio sul Due. La vita in diretta. E poi, sarà un dettaglio, ma si tratta di un segno del degrado in atto: la grafica, dilettantesca e superata per qualità e cura anche da emittenti locali. Sui telegiornali, occupati come fortini dalle forze politiche, ci sarebbe da scrivere un post a parte. Che lo sfascio della Rai sia tutto da attribuire alla lottizzazione partitica, non saprei dirlo.

Ma mentre in Italia siamo costretti a ingoiare questa merce avariata in cambio di un canone (obbligatorio), preso dalla curiosità mi sono chiesto con quali regole funzioni quella che è considerata la migliore televisione del mondo. La BBC fonda il suo funzionamento su una carta che dal 1927 decreta l’indipendenza del servizio pubblico da ogni influenza, priva a o governativa che sia. Ogni dieci anni questa carta viene aggiornata, nel 2007 si è voluto specificare che obiettivo della BBC debba essere l’informazione, l’educazione e l’intrattenimento. Sembra quasi banale, ma perché i brit riescono a mettere in pratica tutto questo? Senso civico anglosassone? Non solo.

A capo di tutto c’è il BBC Trust, una commissione che basandosi sulle linee guida della carta stabilisce le strategie per l’azienda e valuta il lavoro del consiglio d’amministrazione. Quest’ultimo si limita a mettere in pratica quanto deciso dal Trust. Con una prospettiva tutta italiana, viene da chiedersi come diavolo facciano a rimanere indipendenti, visto che i membri della commissione vengono nominati dalla regina, su segnalazione dei ministeri competenti. Per far funzionare il tutto, si limitano a basarsi sul merito. Chiunque può fare domanda per entrare a far parte del Trust, purché in possesso di esperienza e capacità nell’ambito della cultura e dell’informazione. E come qualsiasi domanda di lavoro, anche questa viene valutata e selezionata. Il bello è che di questo processo, che nel nostro paese verrebbe reso oscuro e misterioso, è noto a tutti: dei propri principi di indipendenza e meritocrazia, il sito del BBC Trust se ne fa un vanto, come è giusto che sia.
Sarebbe bello guardare la tv con un po’ di fiducia, perché non applichiamo alla Rai lo stesso funzionamento?

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