venerdì 19 novembre 2010

Più app, meno cemento

Intelligente l’intervento di Salvatore in merito alla questione Agrivillage. Almeno la sua proposta, tra il serio e il sarcastico, va nella direzione giusta. Non è un turismo di massa quello di cui l’astigiano ha bisogno, men che meno di uno pseudovillaggio da 180 mila metri quadri (tre volte la superficie di piazza Campo del Palio, più o meno). L’obiettivo dev’essere portare qui un turismo interessato a consumare cultura, storia, paesaggi. Poi, certo, vino e tartufi per tutti. Ma in modo diffuso, ogni collina con le sue peculiarità, le sue bellezze. L’identità, in fondo, è questo.
Non me ne vogliano i promotori dell’Agrivillage: li avevo conosciuti in occasione di uno dei primi articoli scritti sull’argomento, mi avevano spiegato che il progetto sarebbe stato un gran bene per l’astigiano. Rimango della mia opinione, aggiungendo che comunque tutto quel cemento è un prezzo che il territorio non può proprio più pagare. Dopo il golf di Settime, sarebbe la trasformazione definitiva della Val Rilate in una specie di Disneyland sfigata.
Credo, tra l’altro, che molte delle ville intorno al golf siano ancora invendute. D’altra parte qui non siamo a Miami, o sulla costa toscana. Qui quello che c’è di bello è il paesaggio, frutto dell’interazione di una cultura contadina con il territorio. A colpi di villaggi e villette il paesaggio lo perderemo definitivamente, e non sarà solo la perdita di un’attrazione turistica. Perderemo campi, rii, boschi, siepi. Tutto quello che, in ultima analisi, ha generato i peperoni quadrati di Motta o i cardi gobbi di Nizza. A quel punto, all’Agrivillage che ci venderanno? Tartufi Nestlè?

1 commenti:

Zuccaviolina ha detto...

Parole sante. :)

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