martedì 20 settembre 2011

Piccola parabola sulla biodiversità

Anche in Italia la Lince non se la cava bene, e non è solo un problema per quattro ambientalisti. Leggete cosa succede negli Stati Uniti (da Corriere.it):
Secondo gli scienziati, i lupi, in quanto predatori primari, lavorano come «controllori» dell’intero ecosistema. (...) Lo confermerebbero i cambiamenti avvenuti nel parco di Yellowstone dove l’animale, dopo settant’anni di assenza, è stato gradualmente reintrodotto. Nel giro di quindici anni, il suo impatto sulla catena alimentare e sull’andamento dell’intero ecosistema si è reso evidente. Cacciando alci e wapiti (Cervus canadensis, un cervide diffuso in Nord America), i lupi costringono questi grandi erbivori alla fuga; proteggono così indirettamente piante e alberi. Nel celebre parco, alcuni vegetali sono così scampati al pericolo di estinzione locale. Gli alberi, cresciuti per la prima volta dopo decenni, hanno protetto il suolo dall’erosione e rinfrescato i fiumi con la propria ombra contribuendo al ritorno dei castori, prima quasi scomparsi da Yellowstone. I castori, a loro volta, hanno costruito dighe, creando nuovi habitat per i pesci. Negli alberi e nei cespugli, di nuovo folti, hanno trovato dimore molti uccelli canori mentre animali saprofagi come l’orso e il corvo hanno potuto nutrirsi delle carcasse lasciate dai lupi. Da quando il lupo è tornato, la popolazione dei coyote si è ridotta della metà, mentre quella delle lepri scarpa da neve è cresciuta. In generale, biodiversità e vita selvatica sono rifiorite.

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