mercoledì 25 gennaio 2012

Finisce la storiella della candidatura Unesco?

Francesco Bandarin, dirigente Unesco, a Repubblica: "La candidatura di Langhe, Monferrato e Roero va a rilento, c'è qualche problema. Diciamo che certo il paesaggio non è intatto".
Diciamo pure che il nostro paesaggio è rovinato, signor Bandarin, comunque grazie per lo schiaffone. A volte serve riceverne, se si è addormentati: da un pezzo gli amministratori astigiani ci intortano raccontandoci la storiella della candidatura Unesco, con le Nazioni Unite che non vedono l'ora di affiancarci al Machu Picchu o alla Sfinge e torme di turisti pronti a riversarsi sulle nostre colline.

Intendiamoci, le zone candidate sono splendide, o meglio, lo erano fino a qualche decennio fa. Dagli anni Sessanta in poi, la speculazione edilizia e l'assenza di regolamentazione, oltre che di gusto, ha cancellato tutti i connotati dei paesaggi monferrini e langaroli. Insomma, fareste partecipare a miss universo una ragazza con la lebbra?
Chi ci ha governato risponderebbe di sì, con i contorsionismi propri della peggiore politica; via quel bosco, via quei campi, spazio a capannoni, villette, centri commerciali. E ovviamente il nostro territorio rimane bellissimo, direbbero sempre quegli amministratori, disfattista e ambientalista chi afferma il contrario.
Ora i capannoni restano vuoti, meno che mai garantiscono posti di lavoro. La rete arancione dei cantieri segnala spesso la tomba di progetti inutili, falliti in partenza, buchi in un paesaggio che ha perso ogni identità.

Seguirà una presa di coscienza alle parole di Bandarin? Non credo. Eppure è lampante la nostra condizione post apocalittica: il lento tsunami di cemento che ci ha investito è un cataclisma, peserà sulle spalle delle nuove generazioni e a loro toccherà trovare una soluzione per uscirne. La storiella dell'Unesco, dei turisti impazienti e delle colline divine, ora non basterà più per farci addormentarci sereni, mentre fuori girano le betoniere.

0 commenti:

Posta un commento