Non viene fuori un casino come quello della Regione Lazio senza che ci siano responsabilità più ampie di quelle della sola maggioranza. Chi doveva fare opposizione, evidentemente ha chiuso più di un occhio su quanto succedeva: lo conferma anche il
Corriere, così che questa pessima storia è diventata un affresco pure troppo realistico di quello che tutti immaginavamo fosse la peggiore politica. Un po' come se il prossimo cinepanettone si intitolasse "Natale al Parlamento", con culi, mazzette di banconote, gente che magna e che sghignazza; saremmo usciti dalla sala e ci saremmo detti: vabbé, è solo un film.
E invece pare proprio di no. Quindi? Beh, guardando in casa nostra, se avessi un ruolo dirigenziale all'interno del PD e se magari - ehm ehm - stessi cercando di vincere le primarie - ehm ehm - imporrei una regola molto semplice: tutti quelli che hanno una pur minima responsabilità per "quer pasticciaccio brutto", si possono sognare la ricandidatura. Ovunque. Quindi niente riciclaggio (nemmeno verso altri enti) per chi ha avvallato l'aumento dei fondi ai gruppi consiliari, o per chi semplicemente non ha alzato la mano al momento opportuno per dire "ehi, un momento". Perché il cambiamento generazionale si fa innanzitutto nei gesti, nella capacità di dire no quando tutti dicono sì, poi si può guardare anche la data di nascita. Non è una caccia alle streghe né una richiesta di epurazione. Chiamatelo, se volete, metodo meritocratico, che dovrebbe sempre fare rima con democratico.