venerdì 11 gennaio 2013

#seviziapubblica

Ammettiamolo: ieri sera quello su La7 è stato uno spettacolo divertente. Ci siamo fatti tutti una risata, Silvio è anche riuscito a strapparmi un applauso nei momenti in cui la sua faccia tosta ha raggiunto l’apice. Ma dopo i botti è venuta la noia, la trasmissione si è trascinata stancamente fino al definitivo collasso con la lettera a Travaglio. Il divertimento era finito e sono rimaste alcune riflessioni.

Primo: che senso ha avuto tutto quanto? Come spesso accade, è stato un hashtag a riassumere al meglio lo spirito della serata: #seviziapubblica. Nessuna informazione in più agli spettatori, solo lo spettacolo di una maschera popolare che ha reagito con grandi ghignate e fiumi di parole a chi lo stuzzicava sui suoi punti deboli.

Il toccante momento in cui Silvio Berlusconi ha estratto 
un fazzoletto per pulire la sedia su cui si era seduto Travaglio

Secondo: perché solo ora? Qualche mammoletta potrebbe aver ceduto alla compassione per la suddetta maschera popolare. «Va’ Silvio, che leone!» O peggio: «Povero, da solo contro Santoro e Travaglio!». Ecco, questo no. Perché al di là del fatto che ci abbia fatto fare delle gran risate, e che la trama fosse effettivamente inedita, quello che è successo ieri su La7 sarebbe dovuto accadere anni fa.
Il terzo grado sulle magagne pubbliche e private di un primo ministro, o di un candidato primo ministro, dovrebbe essere la norma nel panorama informativo in un paese dell’Occidente libero. Ieri si continuava a sottolineare l’eccezionalità del caso Berlusconi e la normalità dei Clinton, Blair, Sarkozy.
Io aggiungo l’eccezionalità del caso Rai-Mediaset e la normalità di Cnn, Bbc, France Télévisions, che già vent’anni fa avrebbero fatto pelo e contropelo a chi si candidava a guidare il paese dopo aver dimostrato una simile, assoluta, completa inadeguatezza.

Terzo (e ultimo): ne è uscito vincitore? Colpa della sinistra, dei giudici di sinistra, della mia maggioranza di sinistra. Questo in sintesi il messaggio che Silvio ha trasmesso agli italiani. I quali si sono divertiti il giusto per la pubblica apparizione, ma a galvanizzarsi sono stati solo quelli con un disperato bisogno di aggrapparsi a un leader.
Tutti gli altri hanno visto agitarsi oltre lo schermo il ritratto di un uomo di cattivo gusto, incapace di ogni ironia, la cui unica vera abilità è costruire balle così ben articolate che effettivamente vale la pena passare un po’ di tempo davanti alla tv.
Poi lui ha smesso di far ridere, il copione è diventato noioso e solo Vauro ha salvato La7 dalla giustizia del telecomando. Lo spettacolo era finito.

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