lunedì 27 giugno 2011

Sotto occhi di legno e pietra


Mentre guardo le immagini dalla Val Susa, in particolare quel panorama con il fumo dei lacrimogeni che sale tra le montagne, mi viene in mente una pellicola di Miyazaki-san. Avete mai visto "La principessa Mononoke"? Il tema fondamentale è lo scontro tra uomo e natura: la civiltà pretende il suo spazio e se lo prende con la forza, gli dei e le creature selvagge reagiscono.
Certo sarebbe epico vedere i cinghiali abbattersi come un fiume contro le ruspe, o lo spirito guardiano della foresta riversare la sua ira sui tunnel che lo feriscono. Ma nel mondo reale l'uomo si scontra solo contro se stesso, e qualsiasi rappresentazione idilliaca della natura ci porta lontano dal nocciolo del problema. Che è fondamentalmente questo: erodere ambienti e risorse naturali è dannoso prima di tutto per l'uomo, secondariamente per le altre specie viventi.

Quanto successo oggi a Chiomonte è l'immagine di questa lotta, dove montagne, alberi, fiumi e cielo si limitano a osservare nel silenzio dei loro ritmi incommensurabilmente più lenti dei nostri. Davanti ai loro occhi di legno e pietra, i sapiens hanno guerreggiato con pietre e fumogeni. Nessuno ha fatto bella figura, nessuno ha vinto. Chi vuole scavare a tutti i costi, troverà altre opposizioni, dotate di altre armi. Chi ha salito la valle per cercare lo scontro, l'ha trovato e l'ha perso. Quel che è grave è la sconfitta dei valligiani, a quanto pare presenti in numero esiguo al presidio. Saranno loro a pagare, in termini di salute e qualità della vita, quando apriranno i cantieri.

E tutti noi, lontani da quell'angolo di Piemonte, continueremo a perdere finché avalliamo il meccanismo politico che ci governa, incapace di legare le sue scelte a oggettive necessità. Incapace, o disinteressato a farlo. In ogni caso lo stesso meccanismo è in moto qui, nell'astigiano, e sta portando a compimento un'altra assurdità come la Tangenziale Sud Ovest. Grandi opere, che s'hanno da fare perché sì, perché altrimenti sei un ecostronzo, perché non sai stare al passo coi tempi. Grandi opere che non trovano motivi d'essere, al massimo qualche giustificazione. Il mondo è cambiato, oggi le priorità non sono arrivare a Parigi un'ora prima o al Palucco in otto minuti invece di dieci. Basterebbe ammetterlo, il dibattito politico ne guadagnerebbe in credibilità.

martedì 21 giugno 2011

Com'è finita la storiaccia delle spiagge

Vi ricordate, cari i miei cinque lettori, delle concessioni novantennali che il governo voleva assicurare ai gestori balneari? La settimana scorsa, senza troppo clamore, la cosa è finita in un nulla di fatto: nessun diritto di superficie (in teoria i gestori non potranno costruire sulle spiagge), evitata la procedura di infrazione comunitaria con l'introduzione di aste pubbliche per la gestione degli ombrelloni. I dettagli sul Corsera. Gli ambientalisti, saggiamente, invitano a tenere gli occhi aperti per eventuali pacchi in arrivo.

Basta tirare in mezzo Villa Paolina

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Perché è fuori luogo, perché denota una pessima conoscenza dei beni comunali, perché è malizioso. Tra l'altro: avete visto cosa c'era dietro a questo manifesto?

Si stava meglio quando si stava peggio

Non so se ci fossero motivi di ordine tecnico, ma la scelta di trasferire Passepartout da Palazzo Alfieri al Cortile del Collegio non la condivido. D'accordo, bisognava sfoggiare i lavori per la nuova biblioteca (sorgerà proprio lì), ma si è finito per assistere agli incontri tra polvere e mucchi di macerie. Squallidino e poco suggestivo. Spero che per la prossima edizione la biblioteca sia pronta e questo spazio abbia tutto un altro aspetto.

giovedì 16 giugno 2011

Prima muoiono gli alberi, poi le persone

martedì 14 giugno 2011

Quando si dice Scilipoti

L'uomo che è diventato simbolo dello sfacelo morale e istituzionale italiano, stupisce tutti e ridefinisce il concetto di cialtroneria.

Al Bosco dei Partigiani ci mandiamo le teste di cuoio

Gli alpini sostengono che la loro nuova sede al Rio Crosio servirà a garantire sicurezza e pulizia nel parco. Il Comune è della stessa opinione. E negli altri parchi cittadini? Una divisione militare per ogni giardinetto? Il Rio Crosio, in confronto ad altre situazioni, è un Eden: fatevi un giro al Bosco dei Partigiani, o se non ne avete il coraggio guardate le foto che ho scattato qualche settimana fa. Altro che alpini, qui ci vogliono le teste di cuoio.

Il signore della foto



Solo una postilla per ricordare che la Lega, oggi carica di senso di responsabilità davanti all'espressione popolare (e da sempre scandalizzata di fronte agli sprechi), è la stessa che attraverso il signore della foto qui sopra ha fatto buttare allo stato circa 300 milioni di euro pur di non accorpare amministrative e referendum. Uno sperpero sia per noi che per loro, visto che non è servito a sabotare il voto. Teniamolo a mente, in caso di sussulti moralizzatori da parte padana.

lunedì 13 giugno 2011

Quorum! E adesso cosa facciamo?


L’aspetto più edificante di questo splendido referendum è stato certamente la partecipazione civile. Alta affluenza, grande mobilitazione, interesse per i temi trattati. Un patrimonio di civismo che dev’essere custodito e mantenuto vivo, perché se i cittadini si riappropriano della politica, ovvero il governo della res publica, si riduce lo spazio per chi finora la politica l’ha sfruttata. Informarsi, attivarsi, partecipare. Di certo il passaggio cruciale è il secondo, l’informazione.

E anche in questo caso il referendum ha qualcosa da insegnare: nonostante la scarsa comunicazione sui quesiti passata in tv, nonostante l’invito del Tg1 a organizzare una giornata al mare, nonostante le date sbagliate al Tg1 e Tg2, gli italiani sapevano che si votava, e sono andati in tanti. Forse la gente non è così teledipendente come si credeva, forse gli altri media hanno acquisito una rilevanza che non ci si aspettava. Occhio, però, al ruolo di internet: qui l’informazione è distribuita da tutti, anche dai cretini. Bisognerà che si impari a filtrare, a valutare le fonti. Sulla tv sarà necessario un ragionamento più approfondito, a partire dal servizio pubblico: oltre a essere inefficienti come macchina di consenso, i telegiornali della Rai nell’era Berlusconi hanno perso spettatori e introiti pubblicitari. Chi beneficia dello status quo? Fuori, fuori i partiti dalla Rai: sarà questa la prossima grande battaglia civile.

Terza e ultima considerazione post referendaria: abbiamo detto no (ok, in realtà abbiamo detto sì per dire no) al nucleare e sì alla gestione pubblica dell’acqua. E adesso? C’è chi dice che l’Italia può diventare l’Arabia Saudita del solare, benissimo. Servono ricerca, buone idee e incentivi. Cooperiamo a livello comunitario perché ogni paese sfrutti le proprie risorse rinnovabili. Ci sono proposte di legge sull’acqua, una da parte del comitato che ha promosso i due quesiti e una del PD. Ecco, il PD: ci siamo dati da fare per il referendum, ora il partito sia coerente con quelle scelte e non perda di vista il movimento dal basso che le ha condivise.

venerdì 10 giugno 2011

Cos’è successo oggi al Rio Crosio

Prologo: l’Associazione Alpini di Asti intende costruire la sua nuova sede al Parco Rio Crosio. Qualcuno non è d’accordo e li invita a trovarsi un altro posto, magari un edificio da ristrutturare.

«Sono arrivate le ruspe», mi ha scritto stamattina un amico. Chi è deciso a contrastare il progetto della casa alpina al Rio Crosio, era già lì alle sei. Sapevano che il cantiere avrebbe iniziato a lavorare oggi, così hanno deciso di presidiare l’accesso. Sono indignati, come hanno scritto sugli striscioni all’ingresso del parco. E da oggi questa piccola massa, che forse è presto per definire critica, composta da ambientalisti, attivisti di Stop al consumo di territorio e parecchi cittadini, è ufficialmente anche incazzata.
Pure questo sta scritto lì al Rio Crosio, un grido comparso appena dopo l’ingresso delle macchine da lavoro nel cantiere. Operazione, quest’ultima, che ha incontrato la resistenza fisica dei dimostranti, i quali si sono seduti per terra impedendo l’ingresso nel parco alle ruspe. Il quartiere, per lo più pensionati e bambini, era tutto a guardare dal balcone. Alcuni sono scesi in strada, e dal mormorio si intuiva che il progetto non ha il favore dei residenti. Polizia e vigili urbani, presenti in forze, hanno pazientemente atteso che lo spettacolo seguisse il suo corso: il sit in, le ultime dichiarazioni degli indignati, l’applauso della gente. Gli agenti hanno avvertito che la protesta stava bloccando i lavori; se avessero rifiutato di levarsi, sarebbero stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale. Poi hanno sollevato di peso quanti si erano seduti per terra, li hanno deposti qualche passo più in là e fatto spazio ai mezzi, che finalmente sono entrati nel cantiere. Nota di merito alle forze dell’ordine, dal vicequestore in giù, per la delicatezza: non un urlo, non uno strattone.
Il che ha reso ancora più grottesca la vicenda, caratterizzata più da amarezza che da toni violenti. Gli unici scontri sono stati verbali, e sono avvenuti di mattina presto, nei pochi momenti in cui erano presenti i promotori della casa alpina: Adriano Blengio, presidente ANA Asti, e Mario Aresca, alpino pure lui e consigliere comunale PdL. Blengio si è dimostrato valido incassatore di proteste, mentre Aresca è stato protagonista di un vivace dibattito con Alessandro Mortarino, portavoce di Stop al consumo di territorio.
Alle 18.30 di stasera gli indignati si sono di nuovo dati appuntamento al Rio Crosio per continuare la protesta.

martedì 7 giugno 2011

Referendum Week: due o tre cose che ho capito


L’illuminazione l’ho avuta ieri nel tardo pomeriggio. C’era vento, minacciava temporale, e con un paio di amici ero ad attaccare manifesti che invitavano a votare sì il 12 e 13 giugno. Il nostro gesto sembrava ancora più audace per via delle plance desolatamente vuote, mentre la gente che passava assumeva un’aria stupita nel vedere che dietro a queste campagne civili c’è davvero qualcuno.
E lì ho avuto un moto di egocentrismo. Ho pensato che se si raggiungerà il quorum, sarà soprattutto grazie a gente come noi, all’attivismo dal basso: su internet, per strada, nelle piazze. Ecco perché no, non sarà un voto politico, come invece spiegano gli astensionisti. La vera spinta viene dalla cara, vecchia, base.
E sì, sarà un voto politico, ma non nel senso deteriore del termine: fare politica, interessarsi della polis, è un bene. Sono convinto che stiamo vivendo un appassionante momento storico, in cui i cittadini pretendono di riappropriarsi della politica e di vedere le loro opinioni tenute in debito conto dalla classe dirigente.
Non può che essere una buona notizia, a patto che le opinioni dell’italiano medio siano frutto di una corretta informazione. Qui tocca stendere un velo pietoso, se non fosse che anche sotto questo aspetto emerge la dimensione civica della campagna referendaria. C'è chi si è informato, chi ha organizzato incontri divulgativi con esperti, chi ha spronato amici e parenti a interessarsi della questione.
Un’ultima cosa.
Se domenica e lunedì dovesse andare alle urne il 50% +1 degli italiani, si tratterebbe di una riscossa impossibile da ignorare. Non tanto per il governo attuale, che quanto a esercizio di ignoranza non è secondo a nessuno. Mi riferisco ai partiti che pretendono di interpretare e rappresentare le istanze di questa moltitudine cosciente, matura e vaccinata contro le fregature. Per le forze che si definiscono progressiste, sarà la prima e ultima chiamata.

Altri post Referendum Week sul blog di Fulvio.

mercoledì 1 giugno 2011

Questa sì che è una sberla


Alla faccia di un bel po' di gente, da Berlusconi in giù, gli italiani potranno esprimersi sul ritorno al nucleare nel referendum del 12 e 13 giugno. L'ha deciso la Corte di Cassazione questa mattina, accogliendo - e lo dico con orgoglio - un'istanza del PD. Ne parlano Repubblica.it e Il Fatto Quotidiano.
Il felice esito di questa vicenda mi commuove, ma è un paradosso trovarsi oggi a ringraziare i giudici per quello che invece avrebbe dovuto essere un diritto acquisito dei cittadini. Di mezzo, come noto, ci si è messo il Governo che non riteneva gli italiani in grado di valutare lucidamente dopo il disastro di Fukushima. E invece tutto ciò che questo indegno accrocchio di affaristi è riuscito a portare a casa è stata confusione e costi per la collettività.
Oltre ai trecento milioni bruciati con la scelta di non accorpare amministrative e referendum, non è chiaro come si riuscirà a ristampare le schede in una decina di giorni, dato che ora i quesiti si riferiranno alle norme contenute nel decreto omnibus.
Noi, nel frattempo, continuiamo a informare. Vincere ai referendum sarà per l'Italia un segno di maturità civile, più di quanto non lo siano state le elezioni di domenica e lunedì.