domenica 29 aprile 2012

Fucilate sulla Costituzione per evitare il Referendum

Come si evita un referendum scomodo? Eliminando la legge che il referendum vorrebbe abrogare modificare. Peccato che nel caso della caccia, se si eliminasse la legge regionale l'attività sarebbe normata dalla legge nazionale, assai più permissiva di quella piemontese. Per di più, ci sono sospetti di anticostituzionalità su questa mossa.
Attori e protagonisti di questo schifo, i leghisti al governo, con buona pace dell'animalista PdL Brambilla. Per domani mattina è in programma davanti al palazzo della Regione una manifestazione di protesta.

mercoledì 25 aprile 2012

Per il 25 aprile una sfilata non basta


Torno sempre col morale a terra dalle celebrazioni del 25 aprile. Dov'erano le scuole? E i sindacati? Le associazioni culturali? Perché così pochi cittadini, i cosiddetti esponenti della società civile? Per fortuna ho ascoltato l'appassionato discorso di Simone, delegato della Consulta Giovanile; ho visto le bandiere della Cgil; c'erano i rappresentanti di PD, SeL, IdV, FdS, come tutti gli anni.

Ma dobbiamo rassegnarci all'idea che il 25 aprile sia ridotto a una sfilata del centrosinistra? La festa della Liberazione è soprattutto il finale, emozionante ed epico, di una storia che riguarda tutti. Chi rifiuta il proprio coinvolgimento in questa festa, nega i principi di democrazia e libertà su cui si basa la Repubblica. E se non siamo più in grado di tramandare i fatti e perpetuare l'entusiasmo per la Resistenza, siamo colpevoli di un fallimento drammatico.

Come amministrazione, dovremmo prenderci l'impegno di coinvolgere gli astigiani nelle celebrazioni del 25 aprile 2013. Una città e una provincia come la nostra meritano un momento che non si esaurisca con i discorsi dei reduci e i fischi a Galvagno: proviamo a far rivivere la memoria.

martedì 24 aprile 2012

Da Torino a Venezia in bici. Passando per Asti

VenTo è un'ipotesi di pista ciclabile che collegherebbe Torino a Venezia. Se quella Padana è una pianura, perché no? Per una volta, sarei d'accordo sulla necessità di una tangenziale (ciclabile): quella che da Alba costeggia il Tanaro, passa per Asti e arriva ad Alessandria. E da lì, il collegamento con la Venezia - Torino.
A mio avviso, il progetto più emozionante degli ultimi anni.

martedì 17 aprile 2012

Storia di due città

Sono qui seduto sul cemento della Fiera di Roma, una decina di padiglioni a venti chilometri dal centro della capitale. Per le prossime due ore sarò qui, in attesa che una certa persona completi lo scritto di un concorso per duecento posti di lavoro in un'agenzia statale. Solo sul treno che ci ha portato qui, saremo stati in duecentocinquanta a scendere su quel marciapiede in mezzo al nulla che è la stazione Fiera di Roma. Per la cronaca, il treno aveva venti minuti di ritardo, a Tuscolana era già talmente pieno che pensavamo di non riuscire a salire. Qualche contorsionismo e un po' di imprecazioni, alla fine ce l'abbiamo fatta. La persona che è con me scuoteva la testa, venti minuti di ritardo: non arriveremo mai in tempo, ripeteva. Non siamo in Svizzera, dicevo io, vale per i treni ma vedrai che sarà così anche per i concorsi pubblici. E infatti.

I partecipanti ai prossimi turni continuano a sfilare davanti a me, vedo genitori aspettare qua fuori i figli. È l'ingresso nel mondo del lavoro, bellezza: è uscito dai titoli dei giornali e adesso si sta svolgendo davanti ai miei occhi.
Non essendo un dipendente pubblico, un'esperienza del genere non l'ho mai provata. Mi sembra un po' come i test d'ingresso all'università, solo in scala più grande.

A tre settimane dalle elezioni, perdere quattro giorni di campagna elettorale può sembrare una cattiva idea. Venire a Roma però mi sta aiutando e riordinare i pensieri, riesco a guardare alle amministrative di Asti con il giusto distacco. Ora ad esempio penso a tutto quello che abbiamo detto e scritto, insieme a Fabrizio Brignolo, sul lavoro. L'università, i servizi e gli sgravi alle aziende, l'incubatore di impresa, la riconversione ecosostenibile degli edifici.

Sono progetti seri e fattibili, e nell'atmosfera che si respira qui tra le persone che si mangiano le unghie alla Fiera di Roma, mi rendo conto di quale sia la cosa migliore di quanto fatto, come partito e come candidati: rispetta tutte le persone che un lavoro non ce l'hanno, tutti quelli che sperano di trovarne (o ritrovarne) uno. Essere in pace con la propria coscienza su un punto così delicato, permette di guardare in faccia quel 30% di ragazzi che oggi sono senza lavoro. E vuol dire molto, per chi fa politica e si domanda spesso se la strada intrapresa sia quella giusta.

A venti chilometri da qui, dicevo, c'è la capitale. In centro una macchina ogni dieci ha il lampeggiante blu e i portoni dei palazzi hanno spesso l'insegna di qualche ente pubblico. Insomma, il dubbio che qui si sprechino dei soldi c'è. Roma vuol dire anche una gestione fallimentare dei rifiuti, traffico isterico, criminalità, beni storici e artistici gestiti un po' come capita. Ma la città è sempre splendida, i trasporti pubblici costano poco e c'è persino qualche pista ciclabile.

Qui, nel bel mezzo dell'Italia, si riesce ad aggiustare lo sguardo sul Paese. Lo senti reale, vivo, vicino. Pensi che in fondo risollevarlo non sia un'impresa impossibile, dopotutto è qualcosa di molto concreto. Però ci si chiede quante città, da qui alle due estremità del Paese, condividano i problemi di Roma, quante stiano meglio, come ci siano riuscite. E penso alla nostra, di città, con le sue magagne e le sue virtù, le sue energie addormentate. Ma se è possibile risollevare l'Italia, chi ci impedisce di risollevare Asti?

Sul cemento della Fiera di Roma, ho ancora un bel po' da aspettare. Le persone in attesa del loro turno parlano in capannelli, al telefono rispondono allegramente "crepi" a chi, evidentemente, augura loro il successo. Nonostante la tensione, sembrano di buon umore. Sarà questo cielo di primavera, sarà la convinzione di aver fatto il proprio dovere. Comunque vada, qui come ad Asti, è l'atteggiamento migliore.

mercoledì 4 aprile 2012

Se gli incentivi alle rinnovabili finiscono all'inceneritore


Franco Bechis, responsabile energia WWF Italia, replica a un articolo uscito il 1 aprile su La Stampa. Utile per leggere con altri occhi le bollette elettriche.

[...] Gli incentivi alle rinnovabili non sono soldi salassati ai contribuenti, come tutto l'impianto dell'articolo suggerisce, ma sono investimenti per il presente e il futuro della nostra nazione e del mondo. [...] Nell'articolo si parla di "sottigliezze" della bolletta, senza spiegare la sottigliezza del significato di fonti assimilate: sono gli inceneritori, i rifiuti di cicli industriali e i prodotti di scarto dell'industria petrolifera, che fanno la parte del leone nel consumare risorse che solo di nome sono dedicate alle rinnovabili. Per dare due dati, nel 2006 in regime CIP6 su 6120 milioni di euro spesi per "rinnovabili e assimilate", solo 622 sono andati allo sviluppo delle vere rinnovabili, mentre addirittura 5498 milioni sono andati alle fonti assimilate. Il 90% della cifra che gli utenti pensavano di spendere per sviluppare energia pulita è in realtà stata consumata per sostenere inceneritori e scarti petroliferi. [...] Le rinnovabili portano lavoro in Europa (più di 400.000 posti nella sola Germania), e sono l'unico vero caposaldo nella lotta ai cambiamenti climatici e ai disastri degli eventi estremi che stiamo sperimentando sempre più spesso. Ed è anche un'occasione persa non spiegare al pubblico che gli investimenti che facciamo stanno ripagando abbondantemente: il fotovoltaico ha avuto uno sviluppo industriale tale che i suoi prezzi stanno scendendo vertiginosamente, fino a trovare la grid parity (parità col costo delle fossili) addirittura nel 2016 secondo le attuali previsioni, molto prima di quanto si pensasse anche solo 3 anni fa.

martedì 3 aprile 2012

Buone notizie: gli studenti si fanno domande


La buona notizia è che i ragazzi delle scuole superiori non sono una massa di deficienti. Non che lo pensassi, ma è un luogo comune senza tempo, lo si diceva anche quando andavo io al liceo. Noi non eravamo deficienti – non tutti almeno – e ho potuto constatare che anche gli studenti di oggi sono in gamba.
Negli ultimi mesi ho incontrato i ragazzi del Giobert, del Benedetto Alfieri e del Penna. Insieme a me, i rappresentanti delle giovanili degli altri partiti, tutti ospiti dei dibattiti sulla politica organizzati durante le cogestioni delle scuole.
«Cosa ne pensate di Monti? E della TAV? I politici non guadagnano troppo?» Domande così, a volte politicamente scorrette – tipo quando si parla di immigrazione – altre volte un po’ ingenue. Forse servirebbe una cultura dell’informazione, chessò, la lettura commentata dei giornali a scuola, o anche solo una tv che trametta telegiornali dignitosi. Ma quello che importa è che le domande ci sono, significa che i cervelli sono accesi e recettivi.
E un plauso lo devo fare anche ai politici (si fa per dire), giovani preparati che hanno spiegato le loro posizioni in modo civile, senza risse e con argomentazioni serie. Se alcuni di loro prendessero le redini dei rispettivi partiti, tanto di guadagnato per tutti.

lunedì 2 aprile 2012

Gambe in spalle, si fa politica nel verde


Fare politica vuol dire anche mettere le gambe in spalla e andare a prendere coscienza di quello che succede in città. Lo abbiamo fatto sabato, durante la camminata a Valmanera che ci ha permesso di ritornare a parlare del parco.

Parco che tuttora non c'è, la storia di quest'area è tristemente nota: nel 2005 la giunta Voglino, tra cui l'allora assessore Fabrizio Brignolo, decidono di chiedere alla Regione l'istituzione di un parco; tutto bene, finché Galvagno pochi anni dopo interrompe tutto. Una scelta ingiustificata, contro l’interesse dei cittadini e contro il principio di tutela e valorizzazione dei beni comuni. La stessa giunta invece ha ritenuto fondamentale impegnarsi nella tutela degli interessi economici dei gestori della pista di motocross, che infatti ha riaperto in deroga grazie a un accordo con il Comune.

Il perché occorra istituire un parco non dovrebbe più essere oggetto di discussione: significherebbe tutela di un polmone verde a tre chilometri dalla sesta città più inquinata d’Italia; significherebbe rendere fruibile un luogo di svago per chi vuole camminare, andare in mountain bike o solo fare picnic; e soprattutto vorrebbe dire investire in una risorsa naturale che potrebbe essere perno di uno sviluppo dell'ecoturismo.

Non voglio concentrarmi solo su Valmanera, sia chiaro, perché intorno alla città ci sono altre aree che avrebbero bisogno di essere vissute e valorizzate. Penso a Viatosto, a Valleandona, alle zone umide lungo il Tanaro. Serve una visione strategica della città, facciamo di questi luoghi gli elementi di un "sistema del verde astigiano", o come lo vogliamo chiamare. Pensate a cosa vorrebbe dire in termini di recupero delle periferie degradate.

Colleghiamoli fisicamente con percorsi ciclabili e pedonali; costruiamoci un pezzo di futuro di questa città, se davvero vogliamo dedicarci in modo serio al turismo. E poi concediamoci un po’ di egoismo: abbiamo il diritto di goderci anche noi astigiani la bellezza di questi posti!

Un'ultima cosa, sabato ho lanciato un'idea che mi piacerebbe condividere anche qui: un percorso riservato a pedoni e ciclisti che dalla città segua tutta la vallata di Valmanera, affiancando la strada e il rio. Oggi chi corre o pedala rischia ad ogni curva di finire investito.