Il cavallo di Santa Maria Nuova era poco visibile dalla mia posizione, perché si trovava appena sotto la tribuna stampa. È stato un attimo: quello che ho visto è stato il posteriore dell’animale che volava in alto, un movimento innaturale che ha tagliato il fiato a tutto il pubblico. Qualcuno ha urlato, poi un uomo – non credo fosse un veterinario – è corso a tirare via la testa del cavallo da sotto il torace, dove il collo ripiegato in modo scomposto l’aveva fatta finire. Il gesto di quell’uomo, brutale nella sua urgenza, ha dato il segno di quanto fosse grave ciò che era successo. Una donna alle mie spalle ha iniziato a disperarsi singhiozzando, borghigiani della Santa piangevano e gridavano lamenti, parecchi in tribuna sembravano sinceramente sconvolti dall’incidente.
La parte di piazza che aveva visto cadere in quel modo il cavallo aveva levato un “oh” di sorpresa e orrore. Sull’animale morente sono stati pietosamente calati i teli sanitari, un’immagine così fuori dall’ordinario da far capire a tutti che la giornata si sarebbe conclusa lì. Proprio di fianco a me una bambina in braccio alla madre, bionde tutte e due, ha mormorato: «Io al Palio non ci voglio più venire». Sembrava un film di Emmerich. E infatti, come in ogni buon film catastrofico, è arrivato il colpo di grazia. La pioggerella è diventata acquazzone, il pubblico già scioccato aveva probabilmente perso la voglia di rimanere, e ora sotto gli ombrelli non vedeva l’ora di tornare a casa.
La piazza si è svuotata in un attimo, la festa era rovinata, le dame in costume se ne andavano tirandosi su i pesanti strascichi. «Chissà se gli animalisti lo hanno già saputo», mi sono domandato a quel punto.
Già, gli animalisti. Ci sono quelli che ne hanno fatto una causa, battendosi contro la caccia o la vivisezione. Persone dotate di sensibilità che chiedono alle istituzioni di essere ascoltate e di progredire verso una società più civile e sostenibile. Queste persone hanno annunciato che passeranno alle vie legali per quanto successo al Palio. A mio parere, coerentemente.
Poi ci sono quelli che per un giorno e mezzo sono stati animalisti. Non si sono mai sognati di andare alle riunioni della Lav o della Lac, mai impegnati per il benessere di un animale, né hanno idea di cosa stia succedendo alla fauna della loro regione. Figurarsi se conoscono termini come ecosistema o biodiversità. Ma queste persone hanno trascorso domenica sera e parte del lunedì a battere sulle tastiere. Su facebook, nei commenti agli articoli online era tutto un dare addosso ad “assassini” e “bastardi”, a giurare che “il palio la prossima volta lo corriamo seduti su di voi”. Credo che nemmeno loro sapessero di preciso a chi riferire insulti e minacce. Ho scritto “domenica sera e parte del lunedì”, perché all'ora di cena molti avevano sicuramente già perso interesse nella faccenda, avevano già cambiato canale, trovato qualcos’altro – qualsiasi cosa - che li spingesse a sfogare sul web la loro indignazione a breve termine. Brillante il commento di un’amica: «Oggi scrivono che il Palio è una mattanza, ieri dicevano che bisogna dar fuoco ai campi nomadi». Quando lunedì si è corso il Palio, non ho visto nemmeno un cartello di protesta.
Perché non sarebbe stato sbagliato ricordare che qualcosa è andato drammaticamente storto. Non nell’organizzazione: il livello di sicurezza del Palio è tale che si potrebbe migliorare solo cancellandolo del tutto. Il che è una pessima idea, per il valore dei suoi 8 secoli di storia, per quello che significa per tanti astigiani, per la bellezza e l’entusiasmo che porta in città. Per tanti altri motivi. Peraltro, anche cancellando il Palio di Asti, gli incidenti ai cavalli da corsa non credo diminuirebbero di un’unità.
Ma allora cos’è che è andato storto, se l’organizzazione ha funzionato al meglio? Sto ascoltando le risposte in merito dei tanti appassionati ed esperti, io non lo sono e non azzardo conclusioni. Ma appare sempre più evidente che la sola sfortuna non possa ammazzare un cavallo in quel modo. La causa dell’incidente è stato un errore umano? Chiariamo questo punto, lo dovrebbe fare l’inchiesta che presumo seguirà alla denuncia della Lav. In ogni caso non credo che ci si possa limitare ad un’alzata di spalle, a parlare di fatalità. Se c’è stato l’errore umano sanzioniamolo, cambiamo le regole o gli strumenti perché possa non ripetersi mai più. Solo allora saremo liberi di girare pagina e tornare a pensare al Palio come alla nostra festa.
Scrivimi. No, davvero.
3 settimane fa