domenica 1 dicembre 2013

Il Pd che stavamo aspettando? E' quello di Civati


Chiedere agli elettori del Partito Democratico di tornare a votare, dopo quello che è successo al congresso astigiano, è chiedere un atto di fede. È anche per questo che sto provando un certo imbarazzo nell’invitare amici e parenti a tornare alle urne l’8 dicembre. D’altra parte, mi rendo conto che lo stesso imbarazzo non è provato da tutti coloro che la corsa alle tessere l’hanno effettivamente messa in piedi. È lo scotto che dobbiamo pagare noi pivelli, noi dalla corazza ancora fragile, noi che in un confronto sincero ci credevamo davvero.

Arriviamo alle primarie per il segretario nazionale forse un po’ disillusi, ma certamente meno ingenui. Per quel che mi riguarda, sono ancora più convinto di prima che l’unico modo per uscire da questo eterno scontro tra eredi del Pci e della Democrazia Cristiana sia far nascere davvero il Partito Democratico. E la persona più adatta a portare a compimento il progetto politico del Pd è Pippo Civati.

In primo luogo perché tutto quello che ci siamo sempre aspettati che il partito dicesse, sperando in un momento di coraggio progressista, Civati lo dice da sempre. Restituire dignità all’istruzione e al ruolo degli insegnanti, ridurre la disuguaglianza tra chi lavora e produce e chi invece vive di rendita, preservare il territorio e riqualificare ciò che è già stato costruito. Seguo Pippo fin da quando era consigliere regionale, prima ancora della Leopolda da cui tutto ebbe origine. Da lui ho sempre sentito idee intelligenti per riformare la pubblica amministrazione, per regolare i conflitti di interesse, per avere leggi elettorali di cui non vergognarsi.

Soprattutto, è l'unico candidato segretario che abbia un’idea di partito. Per chi se ne fosse scordato, non stiamo correndo verso l’8 dicembre per accaparrarci dei posti, o per mollare la segreteria appena si sarà liberata una poltrona più in alto: stiamo scegliendo la figura che guiderà il primo partito d’Italia, il volto che darà credibilità al Pd o che ne farà naufragare il progetto. Quella che condivido con Civati è l’idea di un partito accogliente ma non spalancato, trasparente nella scelta delle persone e nell’affidamento dei ruoli, dotato di una visione del suo territorio di riferimento. Così dovrà essere, a partire da Asti e dall’Astigiano.

Servono outsider, al Pd, all’Italia e ad Asti. Serve sbilanciarsi, serve il coraggio di una posizione netta, serve un pizzico di incoscienza. Serve che una persona come Pippo Civati venga eletta segretario del Pd.