giovedì 31 gennaio 2013

Una tangenziale, due documenti. E quegli applausi


A spingermi qualche anno fa a entrare nel Partito Democratico c’era stata tutta una serie di indignazioni verso l’indifferenza con cui si trattano le cose belle. Ad esempio la città, strozzata dal traffico, o quel poco di verde che rimane intorno ad Asti, svilito da abusi di ogni genere.
È passato un po’ di tempo, e questa sera mi sono trovato tra i banchi della maggioranza a dover decidere su una delle cause di quella indignazione. La questione da discutere era la Tangenziale Sud Ovest, su cui il Movimento 5 stelle, su stimolo del Comitato Tso, chiedeva di esprimere la contrarietà all’opera. Com’è andata a finire? Mi spiace, ma devo prenderla un po’ larga.

Lunedì la maggioranza di cui faccio parte (Pd, Idv, Uniti per Asti, Udc, Territorio è cultura, Moderati) si è trovata intorno a un tavolo per prepararsi alla seduta di questa sera, quando è venuto il momento di discutere il documento dei 5 Stelle ci siamo trovati fondamentalmente d’accordo con quello che si diceva. Seguendo quella che - a quanto ho capito - è una prassi, il sindaco ha proposto un ordine del giorno sullo stesso tema, da presentare a nome della maggioranza, per fare il punto sulla vicenda e aggiungere alcune proposte.
La discussione ci ha portato a un documento che non solo diceva che il Comune non vuole un’autostrada che tagli le colline di corso Alba e prosciughi le zone umide di Belangero, ma ha anche proposto di sospendere la procedura della Tso e di prendere in esame l’alternativa che il Pd propone ormai da anni. In più, l’abbiamo corredato con gli ultimi sviluppi degli incontri avuti dal sindaco con il Ministero dei Beni e le attività culturali e la Regione.
Un’ora e mezza prima della seduta del Consiglio, il sindaco e alcuni consiglieri, tra cui il sottoscritto, hanno incontrato il Comitato Tso. Abbiamo presentato loro il nostro documento, che mi sembra - e non credo di sbagliarmi - sia stato accolto in modo positivo. L’ingegner Ratti, figura storica del movimento e soprattutto profondo conoscitore della questione, ci ha anche consigliato di aggiungere una nota alla fine del nostro documento, cosa che abbiamo fatto.

Finalmente si è arrivati alla discussione in Consiglio comunale. Di norma la discussione degli ordini del giorno occupa un’ora, stasera abbiamo superato le due ore: pazienza, ne valeva la pena. Anch’io ho fatto un breve intervento (se siete fortunati, lo troverete sul sito del Comune): ho spiegato che la mia priorità è che la Tso non si faccia, che la città ha bisogno di ben altri interventi sulla viabilità, e che comunque l’amministrazione dovrà tenere la barra ben dritta su questa questione. La tangenziale è un ecomostro, non la soluzione ai nostri problemi, quindi ho aggiunto che la maggioranza aveva fatto un buon lavoro con il suo ordine del giorno.

Al momento del voto, ho scelto di astenermi sul documento 5 Stelle (respinto) e di votare a favore di quello che abbiamo presentato come maggioranza (passato). La cosa, però, non è piaciuta a qualcuno del Comitato Tso. Che a seduta terminata mi ha applaudito e gridato “bravo Panirossi, bravo Wwf”. Momento sgradevole, il peggiore da quando sono in Comune. Dopo ho cercato di discuterci, ma eravamo entrambi un po’ sopra le righe e non siamo riusciti a chiarirci.
Evidentemente non siamo bravi a comunicare, e come ha detto stasera Pensabene, «Se non capisco poi nasce il sospetto». Sospetti legittimi. Ma situazioni così mi lasciano con l’amaro in bocca. Non mi va di essere accusato di fare il gioco della maggioranza, di essere un traditore della causa, eccetera. Se mi viene chiesto di esprimermi su un tema, di arrivare a uno scopo - evitare l’ecomostro - ci penso su e dico la mia. Su quel pezzo di carta farò valere le mie ragioni, esprimerò la mia proposta per arrivare allo scopo. L’ho scritto io e sarei fuori di testa a non sostenere la bontà del mio lavoro.

A questo punto ci vorrebbe una chiusura brillante e piena di sentimento, ma è mezzanotte e gli occhi iniziano a incrociarsi. Dico solo che probabilmente si potevano sospendere i lavori e cercare di portare al voto un documento unico. Non so se fosse possibile, probabilmente a quest’ora saremmo tutti più contenti e nessuno avrebbe litigato. Chissà, sulle procedure sono ancora molto indietro. In ogni caso, vado a dormire convinto di potermi sentire un po’ meno indignato rispetto a qualche anno fa. Sperando di non perdere del tutto quella sensazione che fu alla base di tutto: in questo caso, qualcuno che mi pungola può essere di aiuto alla mia memoria.

venerdì 11 gennaio 2013

#seviziapubblica

Ammettiamolo: ieri sera quello su La7 è stato uno spettacolo divertente. Ci siamo fatti tutti una risata, Silvio è anche riuscito a strapparmi un applauso nei momenti in cui la sua faccia tosta ha raggiunto l’apice. Ma dopo i botti è venuta la noia, la trasmissione si è trascinata stancamente fino al definitivo collasso con la lettera a Travaglio. Il divertimento era finito e sono rimaste alcune riflessioni.

Primo: che senso ha avuto tutto quanto? Come spesso accade, è stato un hashtag a riassumere al meglio lo spirito della serata: #seviziapubblica. Nessuna informazione in più agli spettatori, solo lo spettacolo di una maschera popolare che ha reagito con grandi ghignate e fiumi di parole a chi lo stuzzicava sui suoi punti deboli.

Il toccante momento in cui Silvio Berlusconi ha estratto 
un fazzoletto per pulire la sedia su cui si era seduto Travaglio

Secondo: perché solo ora? Qualche mammoletta potrebbe aver ceduto alla compassione per la suddetta maschera popolare. «Va’ Silvio, che leone!» O peggio: «Povero, da solo contro Santoro e Travaglio!». Ecco, questo no. Perché al di là del fatto che ci abbia fatto fare delle gran risate, e che la trama fosse effettivamente inedita, quello che è successo ieri su La7 sarebbe dovuto accadere anni fa.
Il terzo grado sulle magagne pubbliche e private di un primo ministro, o di un candidato primo ministro, dovrebbe essere la norma nel panorama informativo in un paese dell’Occidente libero. Ieri si continuava a sottolineare l’eccezionalità del caso Berlusconi e la normalità dei Clinton, Blair, Sarkozy.
Io aggiungo l’eccezionalità del caso Rai-Mediaset e la normalità di Cnn, Bbc, France Télévisions, che già vent’anni fa avrebbero fatto pelo e contropelo a chi si candidava a guidare il paese dopo aver dimostrato una simile, assoluta, completa inadeguatezza.

Terzo (e ultimo): ne è uscito vincitore? Colpa della sinistra, dei giudici di sinistra, della mia maggioranza di sinistra. Questo in sintesi il messaggio che Silvio ha trasmesso agli italiani. I quali si sono divertiti il giusto per la pubblica apparizione, ma a galvanizzarsi sono stati solo quelli con un disperato bisogno di aggrapparsi a un leader.
Tutti gli altri hanno visto agitarsi oltre lo schermo il ritratto di un uomo di cattivo gusto, incapace di ogni ironia, la cui unica vera abilità è costruire balle così ben articolate che effettivamente vale la pena passare un po’ di tempo davanti alla tv.
Poi lui ha smesso di far ridere, il copione è diventato noioso e solo Vauro ha salvato La7 dalla giustizia del telecomando. Lo spettacolo era finito.